“Lo chiamo addirittura dio", questa
la dichiarazione di Margherita Hack per commentare la notizia che ha fatto il
giro del
mondo, la scoperta del bosone di Higgs, soprannonimato la
particella di dio. E la Hack
continua, "Poichè è la particella
che spiega come si forma la materia delle
altre particelle e siccome queste sono quelle da cui poi deriva tutto - le
stelle,
gli elementi che abbiamo sulla terra, compresi
quelli che compongono gli esseri umani - questa particella e' veramente dio''. La madre di tutte le particelle
ipotizzata nel 1964 con la teoria del modello standard è stata ''riprodotta''
dal
superacceleratore Large hedron collider e
secondo la Hack ,
''questa e' la conferma della teoria di Peter Higgs, una teoria che spiega
molto bene i fenomeni che si osservano e gli esperimenti che si fanno con le
particelle e che ipotizza
la necessità che esista una particella molto
più pesante del protone (appunto il bosone di Higgs) in grado di spiegare come tutte le altre particelle vengono create,
cioè si formano e prendono massa. Questo bosone sembrava fantomatico. Ci sono stati molti anni di
ricerca senza riuscire a scovarlo. Ora sembra certo che esista e quindi la
teoria sarebbe confermata''. Quale sarà
la prossima scoperta? ''Intanto c'e' il problema di sapere cosa e' la materia
oscura e cosa e' l'energia oscura. Probabilmente anche il bosone di Higgs gioca
un ruolo in questi due elementi. Poi bisogna cercare di capire perchè
l'universo e' fatto di materia e non di antimateria. Oggi l'astrofisica riesce
a vedere direttamente
come era fatto l'universo 400mila anni dopo
l'inizio dell'espansione. Dalle temperature e dalla densità della materia in
quel momento, come i fisici, anche noi possiamo risalire ai valori di
temperatura e densità della materia a frazioni
infinitesimali
di secondo dopo il Big bang''. Innovazioni su innovazioni, frutto della
collaborazione dell'intera comunità scientifica umana raccolta intorno a
un'enorme macchina e a enormi fondi che fungono da catalizzatore per un'impresa
senza precedenti. "Le incredibili prestazioni di LHC e di Atlas e gli
enormi sforzi di un grandissimo numero di persone ci
hanno
portato a questo risultato entusiasmante", ha detto Fabiola Gianotti, fisica italiana che ha partecipato alla
ricerca, presentando i dati ed è proprio qui che si ritrova il senso e il
valore di quello che ruota attorno allo LHC, il Large Hadron
Collider
(in italiano: grande collisore di adroni) all'ATLAS (A Toroidal LHC ApparatuS),
al CMS (Compact Muon Solenoid)
e a LHCB ed ALICE (A Large Ion Collider
Experiment). Un insieme di esperimenti, di squadre, di scienziati di paesi diversi
e di tutte le età senza paragoni.