Berlusconi 8° parte


Da noi c'è tanto da costruire”. E Berlusconi: “Vorrei, vorrei, ...Ma sa, già qui al nord ci sono tanti
siciliani che non mi lasciano tranquillo...”. Bontade: “La capisco, ma adesso è tutto diverso. Lei ha
già al suo fianco Dell'Utri, io le manderò qualcuno che le eviterà qualsiasi problema con quei
siciliani”. Berlusconi: “Non so come sdebitarmi, resto a sua disposizione per qualsiasi cosa”. E
Bontade: “Anche noi siamo a sua disposizione. Se c'è un problema basta che ne parli con
Del1'Utri”. E fu dopo questo incontro che arrivò Vittorio Mangano. Questo secondo il racconto del
pentito Di Carlo che, visto anche quanto sopra, non crediamo proprio abbia raccontato balle.

Il fatto è che Mangano non avrebbe fatto solo lo stalliere, come pure l’amministratore, ma anche il
furbetto nel suo soggiorno a villa San Martino, organizzando estorsioni, anche ai danni di
Berlusconi, e progettando addirittura sequestri ai danni degli ospiti del suo nuovo padrone. Cosi
racconta un altro pentito, Salvatore Cocuzza, successore di Mangano alla guida del clan di Porta
Nuova, e suo compagno di cella dal 1983 al 1990. Sempre secondo Cocuzza, Berlusconi si rivolse a
Cinà per trattare direttamente con Bontade e Teresi e “raggiunse con loro un accordo per il
Versamento di una tangente di 50 milioni l’anno. La stessa cifra che veniva prima versata a
Mangano”. E cosi Mangano venne liquidato dalla ditta Berlusconi. I motivi dell’allontanamento di
Mangano vanno a quadrare con le stesse dichiarazioni di Berlusconi e Dell’Utri, che lo motivarono
con i tentativi di sequestro. Anzi, ci fu persino una bombetta,, un “rozzo ordigno, poca roba”, vicino
al cancello della sua villa, e in una telefonata con Dell'Utri, il cui telefono era sotto controllo
dell’antimafia, Berlusconi aveva attribuito “l’avvertimento” allo stesso Mangano, ridendoci
sguaiatamente sopra con l’amico  Marcello, dicendo che “un altro avrebbe mandato una
raccomandata, lui una bomba. _ .è perché non sa scrivere”.

In considerazione che Berlusconi ha necessità di una società di comodo per alcune operazioni
immobiliari (un'altra, diciamo), un suo stretto e fedelissimo collaboratore, Romano Comincioli,
fonda il 15 aprile 1976, insieme con Maria Luisa Bosco, la Generale commerciale srl. Capitale 900
mila lire, scopo sociale la compravendita di immobili in proprio e per conto terzi, amministratori
Comincioli e Bosco. Nonostante un risibile capitale sociale, la Generale commerciale comincia
subito a manovrare cifre ingentissime, delle quali nei suoi bilanci non vi è traccia. E qui Berlusconi,
tramite il suo prestanome Comincioli, entra in contatto con il faccendiere Flavio Carboni.

Flavio Carboni è sardo, conosce il territorio dell’isola, e agisce secondo uno schema molto semplice: accaparrato un terreno agricolo si attiva per mutarne la destinazione in terreno edificabile, duplicandone il valore di mercato. Berlusconi, tramite il paravento Comincioli, concede a Carboni cospicui finanziamenti, in cambio dei quali Carboni coinvolge Comìncioli-Berlusconi  in numerose operazioni immobiliari. Pur non disdegnando altre località, la zona prevalente è la costa quasi vergine nel nord della Sardegna, tra Olbia e Porto Rotondo. Proprio nella zona di Porto Rotondo Carboni acquista un lotto dalla famiglia del giornalista Jan Gabronski, per150milioni, e lo
intesta alla società Costa delle Ginestre, dopo di che cede quote societarie a Comincioli. Nella
società Costa delle Ginestre sono associati: Flavio Carboni e suo fratello Andrea soci di
maggioranza; Romano Comincioli, cioè Berlusconi, socio di minoranza; Domenico Ballucci socio
di minoranza e Danilo Abbruciati socio occulto. Questo assetto societario verrà confermato dal
mandato di cattura spiccato il 29 gennaio 1983 dal giudice istruttore Imposimato a carico dei fratelli Carboni e di esponenti della Banda della Magliana.

Al duo Carboni-Comincioli (che è poi Berlusconi) si aggiunge Fiorenzo Ravello, Costui è un
italiano residente in Svizzera che il 17 ottobre 1973 promuove la costituzione a Tempio Pausania
(Sassari) della società Punta Volpe spa. A questa società Ravello intesta i beni che lui stessi
Amministra e rappresenta a Porto Rotondo e nel Comune di Olbia, per poi trasferire la società
Trieste, dove contemporaneamente vengono costituite altre dieci nuove società per azioni. A Trieste ha già sede la Immobiliare Sea spa, che prende parte attiva all’operazione. Il 12 dicembre 73 la