BERLUSCONI 24esima parte.


riciclate forti somme di denaro provenienti dall'Italia...L’inchiesta produsse un primo significativo effetto     il 13 giugno 1991, a Lugano, quando furono arrestati tali Edu de Toledo e Donizete Ferriera Pena con circa un milione di franchi svizzeri in contanti. Unitamente a Gianmario Massa, cassiere della Banca Migros di Lugano pure arrestato, i due erano intenti nell’operazione di parziale pagamento di una partita di 70 chili di cocaina giunta precedentemente a Rotterdam. La droga, proveniente dal Brasile, era stata ritirata da emissari della criminalità organizzata italiana. Il rìciclatore Giuseppe Lottusi faceva capo, per le operazioni di riciclaggio, alla piazza finanziaria svizzero italiana e, in particolare, alla Fimo Sa di Chiasso”.
Della Fimo, e di Lottusí, abbiamo già accennato, ma le cronache giornalistiche del 1994 dicono qualcosa in più riguardo all’acquisto di un calciatore da parte del  Milan-Fininvest:  “Tutte le inchieste portano a Chiasso. Al numero 89 di via San Gottardo, dove ci sono le sedi di una finanziaria e di una banca che sono al centro di infinite indagini su : mafia e tangenti. E dalle quali si scopre che sono passati anche i soldi per il trasferimento di Gianluigi Lentini , l’attaccante granata acquistato dal Milan” a suon di miliardi . A parlare è stato Mauro Borsano, ex parlamentare del Psi, amico di Bettino Craxi e ex presidente del Torino Calcio, che curò la vendita di Lentini nel marzo 1992, ricostruendo davanti al pm Gherardo Colombo la trattativa e soprattutto i versamenti in nero estero su estero.
Secondo Borsano il primo accordo prevedeva un prezzo ufficiale di 14 miliardi e mezzo più un anticipo di 4 miliardi in nero. Per la gestione degli accrediti Borsano si rivolge alla famiglia Aloisio, che controlla sia la Banca Albis sia la finanziaria Fimo, entrambe di Chiasso, entrando in contatto con Emilio Aloisio, consigliere della Fimo, per poi prendere accordi per il versamento con Adriano Galliani, amministratore del Milan. I primi 4 miliardi vengono depositati sulla Banca Albis nella primavera del '92. Da lì si provvede a trasferìrli alla società Cambio Corso di Torino, sempre degli Aloisio, che consegna il controvalore in titoli di Stato a Bersano. In tutto, per il contratto di Lentini, sulla Banca Albis viene versata una cifra compresa trai 6 miliardi e gli 8 miliardi e mezzo. I soldi del Milan sono arrivati dalla Banca Ubs di Chiasso, ma Borsano sospetta che non sia quella la sorgente dei fondi neri. Comunque è sorprendente l’aver scelto l’istituto ticinese, che con la Fimo era finita in inchieste varie, compresa quella dell’arresto del Lottusi solo sei mesi prima. L’unica ipotesi potrebbe essere una spudorata sfacciataggine.
“Avvenimenti” del 9 febbraio 1994 ci dice qualcosa di più di quanto abbiamo già detto sul deus ex macchina' della Fimo, Tito Tettamanti. “Uomo potentissimo, a capo di una delle più importanti lobbies  internazionali facenti capo alla Svizzera, il gruppo Saurer, Tettamanti  è al centro di una vasta rete di rapporti d'affari e d’amicizia nel mondo della finanza europea. Socio di Vittorio Ghidella (ex numero due della Fiat, indagato a Bari per truffa ai danni della Cassa del Mezzogiorno) grande amico dell’ex  vicepresidente  del Banco Ambrosiano  Orazio Bagnasco  e del  faccendiere luganese  Marco Gambazzi  (coinvolto nelle inchieste sul crac Ambrosiano, e poi gestore del “Conto Cassonetto” del giudice Diego Curtò),  legato all'Opus Dei (e al suo boss zurighese Piter Dufi, processato a Milano per concorso in ricatto ai danni di Roberto Calvi), alla Banca Karfinco (il cui presidente, Hubert Baselmagel, è stato per anni l’analista economico del gruppo di Tettamanti), a Florio Florini,  e al deus ex macchina degli affari in Medio Oriente Nadhmi S. Auchi  (coinvolto nel giro delle tangenti del gruppo Eni, ma anche punto di riferimento a  Lussemburgo per l’area di Mauro Giallombardo e Jean Faber). Un socio di Tettamanti,  John Rossi, fu incaricato da Larini e da Fiorini di opporsi alla rogatorìa italiana sul “Conto Protezione”. Alla fiduciaria di Tettamanti, la Fidinam, e alla banca a lui collegata, la Bsi (Banca della Svizzera Italiana), si rivolse il manager Pino Berfini per smistare la “madre” di tutte le tangenti del caso Enimont. Fidiname e Bsi ,inoltre, sono entrate a più riprese nella misteriosa nascita della Merchant Bank di Cagnotti & Partners,  anch”essa coinvolta nell’affare Enimont. Ma le due

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